Morello Pecchioli (L'Arena 17 gennaio 2018)Download della pagina di giornale
«Caro don Giampietro, come sta?». Nessuna frase è di circostanza se dall’altra parte del cellulare c’è una persona che senti davvero partecipe, umana e che s’informa della tua salute con premuroso affetto. Se questa persona, poi, è il papa, la frase assume un valore immenso e la telefonata rischia di mandarti in tilt per l’emozione. È quanto è successo a monsignor Giampietro Fasani, parroco del duomo, qualche sera fa quando, rispondendo allo squillo del cellulare, una voce gli ha detto: «Don Giampietro? Le passo il papa». «Non ho avuto nemmeno il tempo di rendermi conto di quanto mi stava accadendo che papa Francesco già mi parlava informandosi sul mio stato di salute. La sorpresa è stata tale che mi sono confuso balbettando “eccellenza, eminenza, santità…”». A questo punto è intervenuto dicendomi: “Fermati, che la scala l’hai fatta tutta”. È stata una grande sorpresa, un momento molto coinvolgente». Monsignor Giampietro Fasani sta vivendo un momento di salute particolarmente pesante. È ammalato da qualche tempo e l’infermità richiede cure pesanti che lo affaticano e gli debilitano l’organismo. Nonostante questo fino a metà dicembre ha sempre svolto fino in fondo il suo compito pastorale. Poi ha dovuto fermarsi, riposare. Ha voluto essere presente ad ogni costo alla messa della notte di Natale e alla celebrazione dell’ultimo dell’anno con il canto del Te Deum, l’inno cristiano di ringraziamento per l’anno appena trascorso. Un impegno spirituale e fisico sfibrante ripagato dalla telefonata del papa. «Le parole di papa Francesco», racconta ancora don Giampietro vincendo la debolezza, «erano colme di calore umano. Non sono state formali, di circostanza. L’ho sentito vicino, compartecipe della sofferenza e dei miei sentimenti. Mi ha invitato a dire una preghiera con lui. Abbiamo recitato insieme il Padre Nostro. Poi mi ha dato la sua benedizione. Mi ha assicurato la sua preghiera e mi ha chiesto di pregare, a mia volta, per lui. Gli ho assicurato non solo la mia, ma anche la preghiera di tutta la comunità villafranchese ». Don Giampietro confida che parlare con papa Francesco gli ha fatto più bene delle medicine che prende. «Sono uscito dal colloquio rinforzato nella lotta contro la malattia, con più entusiasmo. Ma soltanto dopo un po’ mi sono reso conto dell’eccezionalità del momento, ero troppo emozionato. Non vsaprei neppure dire quanto è durata la telefonata, forse due, forse tre minuti».